
€ 15.00, pp.130
Accingendomi a stendere, sebbene in ritardo, tale breve nota, ho letto molte recensioni a codesta opera e solo – per chi scrive – credo abbia capito il senso dell’intrigante libro, la giornalista Maria Grazia Di Mario nella postfazione “È un romanzo al femminile” in quanto LUI che non ha un nome, potrebbe non essere mai esistito (cfr. p. 122). LEI, la cooprotagonista, con l’altra da sé, si chiama Amanda (un gerundivo latino che significa “da amare”).
Maria Teresa Infante dipinge la donna sfaccettata come un diamante: ogni faccia riluce spesso adombrando le altre facce umbratili/ma esistenti anch’esse.
Sull’umbratilità dell’essere umano ci sarebbe da scriverne un trattato.
Amanda esce dal bosco sacro della sua intimità perché desidera amare ma prova quasi timore a svelare il suo intimo universo che disvela all’altro da sé ed in quel momento “la lingerie” scivola dolcemente in un intenso amplesso: una realtà non solo sessuale – si badi bene – ma completa ove Amor omnia vincit
La Sconosciuta si mostra a sé stessa per ritrovar-si quale identità tramite la Vis cosmica che chiamiamo Amore (da K)amare, sentire dentro, un sentire viscerale, basti pensare ai Kama Sutra -testo base dell’India-per tornare alla forte radice indoeuropea).
Jacques Prévert così scriveva
Pericoloso e tenero / il volto dell’amore / m’è parso la sera / d’un lunghissimo giorno /. Forse era un arciere / con l’arco / o un musico / con l’arpa. / Non so più / Non so niente
La forza dell’amore stranisce ma nel contempo, vivifica: si è in un Uno che giustamente i greci dicevano essere la perfezione (e infatti contrapponevano l’Unione o forma nobile dell’essere contro la dis-unione (il dys è il due greco che s’usa come prefisso per indicare una non-completezza, la non armonia – vedi dis-abile, dis-armonico e via elencando).
I vari petali di Amanda si conciliano grazie alla luce d’Amore (vedi Phanes o Fanete nei superbi miti orfici-e con Orfeo s’intende la Poesia come creazione), pieni di sé, con i vari aspetti che compongono e formano l’essere umano: uno scavo interiore che sorregge il Romanzo: un journal intime che sembra ricomporre la personalità dell’Autrice.
“A un’ora dal Destino”, come un mantra, mi dà la prova del 9 di tale mia lettura- Il latente riaffiora alla consapevolezza della Scrittrice che rinasce: la fusione ricompone il Sé così complesso ma indice della ns. Identità piena e consapevole, fuori da ogni infingimento morale.
Ci si riscopre, grazie all’ordo amoris, nuovi, capaci di affrontare le sfide della vita e del nostro ambito sacro che giace in noi tutti. Non per nulla Dante coniò, nella Vita Nova, la rinascita di ogni esser umano che abbia il coraggio di “guardarsi a fondo”. Le gemme si aprono e tra profumi e colori, ora solo e solo ora, dan frutti non sterili ma ricchi di vita. Da anodini diventiamo semi fertili di vita autentica.
Qui, a mio avviso, sottostà il sostrato del romanzo con cenni lirici i quali ci offrono la cifra di Maria Teresa Infante. Come chiosava Nietzsche, con la sua abissale profondità? “Noi amiamo dell’altro il nostro desiderio, la nostra autenticità” perché ciò che accade per amore, è al di là del bene e del male” – Questo emerge in La Sconosciuta: un percorso di maturazione e liberazione

Enrico Marco Cipollini, filosofia. (Carrara)