
Non siamo venuti al mondo il giorno della nostra nascita, eravamo già parte di un progetto naturale che prende forma giorno per giorno, anno per anno, da sempre e per sempre.
Conserviamo in noi una memoria storica, sociale e sentimentale trasmessa di padre in figlio, di generazione in generazione – di matrice atavica – che agisce in diversa maniera sulla nostra maturazione e condiziona le scelte di vita di ognuno con ripercussioni societarie.
L’energia che è in noi è la stessa che agisce sulle forze della natura da cui siamo dipendenti e in stretta correlazione, quella stessa energia che torna nel suo perenne percorso ciclico e viene plasmata dalle nostre azioni a livello individuale e collettivo.
Siamo costantemente connessi, in una visione olistica abbiamo infinite possibilità per entrare in armonia con le cose del mondo e dell’universo; chiamati a scegliere tra il bene e il male – le due condizioni che regolano l’esistenza umana – e questa scelta influirà sul percorso dell’individuo e su quello della società, a vari livelli, terreni e spirituali.
I “grandi” del passato nulla sarebbero stati se non avessero avuto terre da conquistare, un popolo da governare, da assoggettare o, se andava bene da educare e elevare.
È l’insieme degli individui a fare la storia, non il singolo.
Come sarebbe cambiata la storia se “quel giorno” la folla avesse scelto Gesù al posto di Barabba? (risposte infinite…).
Il destino di un uomo fu delegato da P. Pilato all’istinto ignorante delle masse, – primariamente influenzate – per non assumersi responsabilità di cui un giorno avrebbe dovuto rendere conto.
Quante volte siamo stati costretti a una scelta nella quotidianità senza la lungimiranza delle conseguenze dovute alle nostre decisioni?
Può sembrare più vantaggioso scegliere Barabba perché il male ha un costo basso ma soprattutto non mostra mai il suo vero volto, seduce e ammalia, offre illusori benefici immediati e la condanna a vita delle coscienze ma non tutti riescono a entrare in sintonia con la coscienza e la recidiva si cronicizza. Il male diventa così la nostra seconda pelle, vissuto come la norma alla sopravvivenza ma non per questo giustificabile in quanto in antitesi con le leggi dell’universo. L’asse intorno a cui ruota l’universo è l’amore.
Il bene ha un costo alto, si basa sulla fiducia cieca, il più delle volte non offre benefici istantanei ma a lungo termine, in pratica è un investimento per l’anima ma porta benessere alle coscienze perché chi persegue il bene riesce ad ascoltarne la voce ed entra in sintonia con le energie esterne. Tale benessere interiore è la conferma di procedere nella direzione giusta e il canto delle sirene non sortirà nessun effetto sui naviganti perché sanno che a ogni burrasca segue sempre il sereno.
Il nostro benessere dipende da quanto l’energia vitale individuale sia in sintonia con l’energia universale.
Basti pensare allo stato benevolo che proviamo quando siamo a contatto con la natura; seduti ad ammirare il mare ipnotizzati dallo sciabordio delle onde; passeggiando tra i boschi e la vegetazione o nelle campagne, tra il silenzio delle montagne, in riva a un fiume o un lago. Il nostro umore cambia, diventiamo più allegri, solari, pacifici, accoglienti e ben disposti verso gli altri.
Relegati nelle abitazioni, in spazi più o meno angusti, senza relazionarci con i nostri simili o con gli elementi della natura diveniamo irascibili, subiamo sbalzi di umore, ci incupiamo, intristiamo, calano gli stimoli motivazionali e con essi il nostro benessere fisico e psichico; siamo in cattività.
Il lockdown ha impedito alle nostre energie vitali di mettersi in relazione con le energie della natura, di cui siamo parte, ci ha allontanati dalla Madre in un percorso innaturale, la Madre è sostentamento, è vita. Più ce ne allontaniamo più ci ammaliamo nel corpo e nell’anima.
E NON è UN MISTERO PER NESSUNO…
Nel tempo che viviamo siamo chiamati ancora una volta a superare una prova, ci viene offerta una possibilità di riscatto dagli errori commessi nel nostro passaggio terreno.
Ancora una volta, attraverso una visione distorta della realtà, l’uomo viene rappresentato come nemico del suo stesso seme – se è vero che siamo generati da una uguale radice – per cui ogni parte del suo corpo sta dimenticando di appartenere a un insieme inscindibile.
Menenio Agrippa ci indicò la soluzione ma spesso l’evoluzione si inceppa a causa di meccanismi malefici.
Ancora una volta possiamo scendere in noi, scandagliarci e chiederci chi siamo, cosa desideriamo diventare al di là del bucato da lavare e il cartellino da timbrare (diritto sacrosanto). Quali orme calpestare e che testimonianze lasciare. Quali insegnamenti per i nostri figli e per coloro che nasceranno, le cui energie vitali sono già in noi.
In una battaglia sanitaria che in maniera insana, imprevedibile si trasforma in una guerra fratricida, grottesca e innaturale, priva di fondamento siamo chiamati ancora a decidere le sorti della nostra storia:
“Chi volete liberare, Gesù o Barabba?”
E a chiederlo fu uno che se ne lavò le mani lasciando che le colpe cadessero sul popolo, sull’individuo… su di noi.
Oggi possiamo rifiutare di diventare il braccio malvagio di chi ci arma e trasformarci in obiettori di coscienza, come uomini di pace.
L’universo è benevolo, ci sta offrendo un’altra occasione, forse l’ultima, per non farci contaminare… dal male.
Non saremo perdonati perché questa volta sapevamo, avevamo gli strumenti giusti per non far ricadere su noi colpe che non abbiamo e decidere da che parte stare.
“Chi volete liberare, l’Amore o il ladrone? L’innocente o il reo?
Maria Teresa Infante
ma non statemi a sentire
Io scrivo per non morire

L’ultimo albero – Torre Mileto, Gargano