IO VI SENTO

IO VI SENTO di Maria Teresa Infante.
Voce recitante Lidia Sbalchiero

Testo in italiano e in lingua tedesca a cura della traduttrice italo-tedesca prof. Angela Hallerbach

Ich höre euch
(Am Gedenktag)

Ich höre den stummen Schrei des Gewissens

den geräuschlosen Laut des Mundes

die Augen, die Wasser gegeben haben

gebeugte Knie und zerfetzte Körper.

Ich höre die Schändlichkeiten

vom Podium der Verachtung geschrien

an den Angeln der Gitter von Auschwitz drehen

und die Schädel, glatt wie Seide,

in den Gärten von Mauthausen rollen.

Ich höre

das Blut die Pulse verrosten

aufgekratzt vom Hass

Primzahlen irrtümlich

In die Wolle der Lämmer eingeritzt

die die Milch der Schlachthöfe von Dachau saugen.

Ich höre das Rauschen des Windes

der die Wipfel der Zypressen schüttelt

gefaltete Hände auf den Treppen von Fossoli

die die Himmel anflehen, blass vor Wut.

Ich höre

den Marmor der Altäre aus Eis

das Weinen auf den Gleisen schmelzen

und anonyme Kreuze einen Gesang beginnen

für die, die sterben und keinen Grund haben.

“Gleis 21, meine Herren, aussteigen

verliert die Hoffnung, die Hölle ist hier zu Hause

weder Wiesen noch Blumen, weder Spitzen noch Ehren

sondern ein Gestank nach Fäulnis von den Herzen in Gangräne

und den Harn trinkt man zum Abendessen.”

Ich höre

die leeren Kokons der Körper

zwischen den aufgeschlitzten Trümmern der Schwerter

die leeren Fäuste der Mütter

zwischen der Wäsche in Berlin wehen

und den gesenkten Blick derer, die nicht bezahlt haben,

auf den Bürgersteigen der 7th Avenue schleichen

und bei jedem Sonnenuntergang die Haut ändern.

Ich fühle die ausgestreckten Hände, die einen Meineid geleistet haben

mit der Hand auf der Bibel und dem Schlamm in den Rippen

ich sehe die Fahnen der blinden Tyrannei hissen

ich fühle auf diesem Dach die zeitlose Schande.

Ich höre euch eine Hymne ohne Stimme singen

Ich höre euch…Oh, wie ich euch höre

Schweigende Seelen ohne Dimension

Seelen ohne Erde, Samen in einer brachen Wiese

die aus dem Inneren der Öfen und Kamine herausquellen.

Ich höre euch erbrechen, beten, flehen

ich höre euch denen vergeben, denen man nicht vergeben soll

ihr, die ihr auf der Brust der Mächtigen auferstehen werdet

auf den dekorierten Exkrementen bei üppigen Banketten.

Aber jetzt, bitte, lasst mich ausruhen und glauben, es sei ein Traum

euer Frieden eine Liebkosung in meinen Haaren.

Seelen ohne Himmel

schlaft zusammen mit mir

                                                                         Maria Teresa Infante
Aus „Die Reise“ Sammlung 2016






Io vi sento
(Nel giorno della memoria)

Sento l’urlo muto delle coscienze
il suono silenzioso della bocca
gli occhi che hanno dato l’acqua
le ginocchia prostrate e i corpi dilaniati.

Sento le nefandezze
urlate sul podio del disprezzo
girare sui cardini dei cancelli di Auschwitz
e i crani di seta levigati
rotolare tra i giardini di Mauthausen.


Sento
il sangue arrugginire i polsi
scorticati dall’odio
numeri primi incisi per errore
sulla lana degli agnelli
succhiando latte dai mattatoi di Dachau.

Sento il fruscio del vento
scuotere i crini dei cipressi
mani giunte tra i gradini di Fossoli
a implorare cieli, lividi di furore.

Sento
i marmi degli  altari di ghiaccio
sciogliere il pianto tra le rotaie
e anonimi diesis intonare un canto
per chi muore e non ha una ragione.

“Binario 21, signori si scende
perdete speranza, l’inferno è di casa
né prati né fiori, né trini né onori
ma un puzzo di marcio dai cuori in cancrena
e il piscio si beve a cena la sera.”

Sento
i bozzoli svuotati dei corpi, camminare
tra le macerie sventrate dalle lame
i pugni vuoti delle madri
sventolare tra i panni stesi di Berlino
e gli occhi bassi di chi non ha pagato
strisciare tra i marciapiedi della 7th Avenue
mutando pelle ad ogni calar del sole.

Sento le mani tese che hanno spergiurato
il palmo sulla Bibbia e il fango nel costato
vedo issare i vessilli della cieca tirannia
sento su questo tetto l’infamia senza tempo.

Vi sento mentre cantate un inno senza voce.

Vi sento… Oh come vi sento!
Anime silenziose e senza dimensione
anime senza terra, semi in un prato incolto
sgusciare tra le visceri di forni e di camini.

Vi sento vomitare, pregare, supplicare
vi sento perdonare chi non va perdonato
voi che risorgerete sui petti dei potenti
su sterchi decorati fra lauti banchetti.

Ma adesso, per favore, lasciatemi dormire
chiudete la mia porta, ho solo tanto sonno.

Adesso, per favore
lasciate che riposi e creda che sia sogno,
che sia la vostra pace carezza tra i capelli.

Anime senza cielo
dormite insieme a me.

Maria Teresa Infante
Silloge “Il Viaggio”, Oceano Edizioni (2016)


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