DONNE DELLA ROMA IMPERIALE

Donne nella Roma imperiale

Con un piccolo salto nel passato siamo nella Roma antica che forse potrebbe essere considerata più avanti rispetto a situazioni culturali odierne, se consideriamo che è pur vero che le donne ricche non avevano peso politico né diritto di voto ma dal punto di vista economico usufruivano di vari privilegi, non concessi ad altre donne del tempo. Potevano infatti ricevere eredità e possedere beni propri, anche se per amministrarli dovevano avere un tutore maschio. Riuscivano, non senza difficoltà, ad avere una quasi completa libertà d’azione. E se in epoca repubblicana l’ideale muliebre prevedeva che la donna si limitasse a badare alla casa, ad allevare i figli e a dedicarsi al lavoro della lana, in età imperiale acquisirono margini di autonomia abbastanza ampi. Alcune di loro esercitavano anche l’attività di avvocato.

Una società abbastanza evoluta da prevedere – a partire dal II secolo avanti Cristo – una legge per perseguire il corteggiamento troppo insistente: “edictum de adtemptata pudicizia”, praticamente l’antenato dello stalking. Il corteggiamento forzato era visto come una violazione della libertà di scelta della donna. Il reato però diventava meno grave, se la vittima era una schiava o era vestita come tale o come una prostituta (a prescindere se lo fosse effettivamente).
Particolare non trascurabile che fa capire, quanto, in ogni epoca, si sia portati a pensare che l’abbigliamento della donna possa essere causa di provocazione verso l’uomo e atteggiamenti criminali siano suscettibili di attenuanti. Una discolpa che spesso viene accettata o invocata  o riconosciuta! – ancor oggi in sede di processi nei tribunali, in cui le vittime sono soggette a denigrazioni e umiliazioni, nonostante gli abusi e i soprusi subiti.
D’altronde, solo nel 1981 nel nostro stesso Paese “civile” il codice penale ha eliminato le attenuanti per il delitto d’onore

Uno studio condotto da Anna Pasqualini, docente di Antichità romane per oltre 40 anni tra l’università dell’Aquila e quella di Tor Vergata riporta alla luce “delitti e castighi” della Roma imperiale in cui non mancano tracce di femminicidi. Analizzando lo sterminato corpus di epigrafi latine ritrovate nei territori in cui si estendeva l’impero (in tutto circa 180 mila), l’archeologa ha ricostruito una serie di casi di femminicidio dell’antica Roma. Un’indagine che mostra come la nostra società -– in tema di violenza sulle donne – non sia poi così cambiata nel corso del tempo. A conferma di un retaggio culturale difficile da sradicare e che nonostante le campagne di sensibilizzazione non pare  attenuarsi.

Così veniamo a conoscenza di:
Prima Florenzia, gettata nel Tevere da suo marito Orfeo.
Di Prima Florenzia, vissuta al tempo della Roma imperiale, non si sa praticamente nulla. Non c’è modo di capire cosa possa aver spinto il consorte a ucciderla e se fu poi condannato per l’orrendo delitto. L’unica cosa rimasta della sua triste sorte sono le poche righe fatte incidere dalla famiglia in una iscrizione funeraria ritrovata nella necropoli di Isola Sacra, a Fiumicino, dove abitava: “Restuto Piscinese e Prima Restuta posero a Prima Florenzia, figlia carissima, che fu gettata nel Tevere dal marito Orfeo. Il cognato pose. Ella visse sedici anni e mezzo.”

Non mancano nemmeno casi di femminicidio che vedono protagonisti personaggi celebri o donne ricche, tanto da essere citati perfino dagli autori classici. E se nelle sue ConfessioniAgostino di Ippona riferisce delle numerose donne che addosso “portavano segni di percosse che ne sfiguravano addirittura l’aspetto”, lo storico Tacito racconta negli Annali la storia di Ponzia Postumina, vissuta al tempo di Nerone, indotta “con ricchi doni all’adulterio” dal tribuno della plebe Ottavio Sagitta e poi ammazzata al termine di una notte di passione trascorsa fra “litigi, preghiere, rimproveri, scuse ed effusioni”. Riconosciuto colpevole, Sagitta fu condannato per omicidio all’esilio su un’isola e dopo 13 anni – nel 70 dopo Cristo – poté rientrare a Roma grazie alla revoca del bando emesso nei suoi confronti.

– Si tratta di solito di tutte donne della classe media, le cui famiglie potevano permettersi almeno una piccola epigrafe» spiega Pasqualini. «Possiamo presumere tuttavia che nelle fasce più povere della società la situazione fosse ancora peggiore, visto che storicamente i comportamenti degli strati superiori si riflettono sempre all’ennesima potenza in quelli inferiori.


Da attente ricerche sul web
Maria Teresa Infante

2 pensieri riguardo “DONNE DELLA ROMA IMPERIALE

  1. Ed è proprio vero che tutto si ripete. . . specialmente il “male” che è come un seme che rifiorisce nel cuore degli uomini ad ogni nuova generazione.
    E com’è stolto l’uomo che non si evolve una vero benessere . . . ma continua a girare in tondo come una trottola impazzita, esprimendo un potere effimero, abusando delle donne e non solo.
    E tutte noi, siamo vittime di un sistema atavico e viviamo con questo retaggio di strana sottomissione, che indebolisce la società tutta.
    Mentre la forza delle donne emerge solo in pochissimi casi e difficilmente viene recepita nemmeno dalle altre donne, ancor meno dagli uomini .

    Mi ha colpito molto il fatto che solo nel 1981, fu tolto il delitto d’onore, nello stesso anno da noi, furono aboliti gli internati obbligatori per gli uomini che non lavoravano, cioè fannulloni, oppure quelli che si ubriacavano o gli accattoni, così come le donne per comportamenti sessuali ritenuti non conformi alla morale comune, il peggio era che venivano internati anche i loro figli minorenni, senza colpa alcuna, se non di avere dei padri stolti, e delle madri a volte accusate ingiustamente. . . e gli orfani di uno o tutte due i genitori. Mi tocca profondamente questo nostro passato, perché mio nonno ha salvato me e mia sorella da questo internato, andando direttamente alla sede del “Governo Ticinese” per farsi nominare nostro “tutore”.
    Deve essere stata una nube benefica ha risvegliare, nel lontano 1981, gli animi per cercare di creare una società migliore. Ora ci vorrebbe un’altro intervento Divino per rinsavire chi commette delitti contro le donne. . .E per dare la forza alle donne di allontanarsi in tempo da questi assassini.

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    1. Ti ringrazio cara amica per questa tua condivisione, quante cose che ci restano sconosciute l’una dell’altra ma siamo in tempo per recuperare. Forse solo così possiamo comprenderci e comprendere meglio. Tuo nonno è stato il vostro angelo salvatore e tu non lo hai deluso. Sei diventata una persona meravigliosa. Ti abbraccio di vero cuore

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